RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - L'hacker ha colpito due volte
Genova, 6 Gennaio 2008
«UN ATTACCO senza precedenti», fa sapere il ministero di Grazia e giustizia da Roma. Con il passare delle ore e con il progredire dei controlli, sta assumendo proporzioni sempre più sorprendenti l'incursione informatica che, all'inizio dell'anno nuovo, ha mandato in tilt i computer di palazzo di giustizia. E il primo risultato è questo: Genova è da ieri un caso pilota a livello nazionale e i risultati dell'indagine sul sabotaggio saranno utilizzati, si apprende sempre dal governo, per adottare nuove misure di sicurezza a tutela dei dati e delle procedure giudiziarie in tutti i tribunali italiani. Le prime indagini della postale hanno scoperto alcuni elementi nuovi sugli effetti dell'incursione e sulla sua natura. È stato un doppio attacco, messo a segno in due momenti distinti il 2 e il 3 gennaio. Un attacco che non ha riguardato solo i centocinquanta terminali di palazzo di giustizia (la procura, i giudici per le indagini preliminari e le postazioni dei giudici del tribunale civile, cancellerie comprese) ma anche il tribunale dei minorenni, che si trova in un altro stabile. Non solo. Il file, da indiscrezioni, non sarebbe arrivato tramite posta elettronica, via di accesso al sistema interno non protetta da password o da sistemi di sicurezza particolarmente elaborati. Il baco sarebbe stato introdotto ad arte da un terminale interno al tribunale. E per farlo, sarebbe stato necessari con ogni probabilità digitare una password riservata di servizio. Le indagini sono in corso per individuare quale sia la parola chiave utilizzata. Passo cruciale per restringere il cerchio e arrivare in tempi brevi alla scoperta del responsabile. Non solo. Gli esperti della postale stanno cercando di isolare il computer dal quale il boicottaggio è partito. Aspetto non secondario, nella caccia al pirata. Il tipo di file. Si è trattato di un mini programma scritto artigianalmente da un esperto informatico e configurato per distruggere elementi di memoria contenuti nell'hard disk dei computer periferici. Il primo attacco ha sortito effetti solo su un primo livello di memoria. La seconda intrusione sarebbe stata ancora più mordace, forse per distruggere eventuali tracce lasciate in precedenza. «Nessun dato è andato distrutto», si limita a precisare il procuratore aggiunto Mario Morisani che sta coordinando gli interventi di ripristino della rete informatica e, al contempo, le caccia al responsabile del raid. Il server non è stato intaccato ma solo le memorie periferiche dei computer che al server hanno accesso. Il risultato più grave raggiunto dal cracker è stata la cancellazione dei documenti, ma il blocco dell'operatività della giustizia genovese a tutti i livelli: da quello delle cancellerie, che sono il vero motore dei procedimenti giudiziari, fino a quello dei magistrati giudicanti. L'obiettivo del sabatatore? Nessuna ipotesi su questo fronte prevale sulle altre. E gli inquirenti non si sbilanciano. Il primo pensiero non può non andare ai processi relativi ai fatti del G8: il boicottaggio potrebbe essere funzionale alla causa degli uni e degli altri, dei no global e degli indagati tra le forze dell'ordine. Il blitz potrebbe essere il frutto di una vendetta interna al palazzo di giustizia, a qualunque livello, o il divertimento criminale di un pazzo informatico senza alcuno scopo preciso. La caccia è aperta.